“Mi chiedi qual è stato il mio più grande progresso? Ho cominciato a essere amico di me stesso”
Lucio Anneo Seneca
Da dove nasce l’insicurezza?
L’insicurezza emotiva nasce dal dubbio costante verso sé stessi, verso le proprie capacità, i propri sentimenti e il proprio modo di agire e di pensare. È una forma di dubbio che può paralizzare la persona, e la spinge a una ricerca incessante di conferme da parte degli altri per ottenere una percezione di tranquillità apparente.
“Sono sicura di aver agito bene in questa situazione? E se mi fossi sbagliata? E se non fossi in grado di fare questa cosa? E se non valessi abbastanza?”
Queste sono le domande che più costellano la mente di una persona insicura. E’ bene, tuttavia, sottolineare l’importanza di porsi delle domande e dei dubbi che fanno parte del nostro percorso di crescita e di una normalissima e fondamentale analisi introspettiva dei propri pensieri, sentimenti, comportamenti. Senza una buona capacità introspettiva, si potrebbe incorrere a comportamenti impulsivi, senza il filtro del pensiero e della consapevolezza di sé stessi e dei propri limiti ed errori.
Ma da dove nasce l’insicurezza? Perché alcune persone si sentono più sicure di altre?
La fiducia nelle nostre capacità, nella maggior parte dei casi, deriva dal temperamento con il quale si nasce. Infatti, ci sono bambini fin dalla nascita che manifestano un grande e significativo bisogno di attenzioni, contatto fisico, responsività da parte dei genitori/caregiver ed esprimono timore di fronte a un distacco o alle novità, a differenza di altri bambini meno bisognosi della presenza costante dei genitori.
Perché il contesto familiare gioca un ruolo importante?
Il contesto familiare è fondamentale per l’apprendimento delle modalità relazionali: di essere con l’altro. Una responsività adeguata (una risposta immediata e sintonizzata con i bisogni del bambino molto importante soprattutto nei primi anni) e un buono stile di attaccamento fa sì che il bambino impari a riconoscere i bisogni dell’altro e ad affermare i propri, a rispettare le regole, a saper gestire le liti e le critiche, ad imparare a tollerare la frustrazione. Inoltre, favorisce lo sviluppo dell’empatia: la sensibilità necessaria per comprendere ed immedesimarsi nello stato d’animo della persona con la quale interagisce. Tutto questo può essere minato da un atteggiamento genitoriale distaccato ed evitante, o al contrario giudicante e iperprotettivo (genitori che non rispondono subito alle richieste del bambino, ma solo nel momento in cui il bambino sta davvero male, o genitori che rispondono ad ogni sua richiesta dando, ad esempio, sempre da mangiare, senza comprendere il vero motivo del suo pianto)
L’incapacità di ascoltare il figlio e comprendere i suoi bisogni, può far sì che quest’ultimo possa sviluppare insicurezze e un senso di solitudine dalle quali, in età adulta, cercherà di proteggersi affidandosi agli altri. Inoltre, l’incapacità di vedere il figlio può sviluppare in lui la percezione di non avere alcun valore e non essere una persona meritevole di attenzioni e di amore. Questo aspetto può rendere la persona “spoglia” e dipendente dai feedback e dai giudizi degli altri, in una ricerca costante di approvazione e rassicurazione. (“Sono abbastanza brava secondo te? Mi reputi una persona intelligente? Cosa pensi di me”)
Tuttavia, l’eccessivo senso di protezione e un forte vissuto d’ansia da parte del genitore può sviluppare nel figlio un atteggiamento di passività nei confronti della vita, la convinzione che le sfide che dovrà affrontare siano impossibili e insormontabili e che non ce la potrà mai fare da solo, minando la sua autonomia e la consapevolezza delle risorse alle quali può attingere ( “Non ce la farò mai a fare questa cosa, non mi sento in grado di fare questo esame”)
I due concetti nucleari dell’insicurezza sono: l’autostima e l’autoefficacia.
Come mi valuto a livello di persona? Quali sono le mie qualità e competenze? In quale ambito sento di essere bravo?
- L’autostima è l’insieme dei giudizi valutativi che l’individuo dà di sé stesso. “Sono un brava persona” o “ Non sono una persona interessante e non piaccio a nessuno” “Vorrei tanto essere più magra e più bella”
La base per una buona autostima è la percezione di non dover essere diverso da ciò che si è, per essere amato o apprezzato. Le persone insicure fanno continui confronti con le altre persone. Il loro metro di giudizio si basa su come vengono percepite dagli altri, allontanando e spostando l’attenzione dalla comprensione di sè stesse. Il focus viene spostato dall’interno all’esterno, proiettando proprie insicurezze, pensieri e stati d’animo sugli altri. “Giorgio pensa sicuramente che non sono bella”. Nella persona insicura si manifesta spesso questo processo: l’altro è espressione e proiezione del Sé e dei suoi pensieri più profondi. “Giorgio pensa sicuramente che non sono bella”= “Io non sono bella, come posso piacere a Giorgio”? E’ davvero difficile alcune volte creare un dialogo con sé stessi, comprendendo la natura dei nostri pensieri, quindi si è portati a rendere l’altra persona la nostra “portavoce”.
- L’autoefficacia è la percezione delle proprie qualità, abilità, capacità di far fronte a nuove sfide e di superare le difficoltà. “Sono molto brava nel mio lavoro” “Sono proprio una frana nelle relazioni interpersonali”. Un buon senso di autoefficacia fa aumentare la nostra autostima e percezione di sé, e ci aiuta a perseguire i nostri obiettivi, ad alimentare e accrescere il nostro processo di maturazione, all’autoaffermazione di sé stessi in vari ambiti della nostra vita personale quale il lavoro, la scuola, lo sport, le relazioni. Comprendere le nostre qualità e riuscire a esprimerle, crea un enorme senso di soddisfazione per ciò che si è e per i risultati raggiunti fino a quel momento, ed un maggiore senso di sicurezza. Tuttavia, nelle persone insicure questo processo non è fluido ed immediato. La tolleranza della frustrazione e la consapevolezza dei propri limiti vengono spesso messi a dura prova nel corso della vita. Esami scolastici, prove e concorsi lavorativi, esposizioni etc. ci mettono di fronte ad una sfida, ad un possibile fallimento. La scuola è una buona palestra per le possibili sfide che la vita ci pone: un brutto voto a scuola, un rimprovero della maestra, le prese in giro dei compagni. Una persona con una grande insicurezza potrebbe sentire di non valere abbastanza, di non essere brava, di deludere i genitori o gli insegnanti. Anche qui si manifesta lo stesso processo di prima: “ho avuto un’insufficienza in matematica, i numeri non fanno proprio per me, tutti i miei compagni sono più bravi”, “i miei genitori saranno super delusi e arrabbiati; in realtà, nonostante l’oggettività del risultato negativo, il giudizio su sé stessi è estremamente severo e accentuato: “ Sono una frana in matematica, i numeri non fanno proprio per me”, “sono proprio una delusione per i miei genitori, merito di ricevere una punizione”.
Una buona integrazione di queste due fondamenta rende la persona più sicura di sé e delle proprie risorse, favorendo l’espressione delle sue potenzialità. Una buona autostima e autoefficacia ci fa percepire competenti e aiuta ad una valorizzazione di sé. Sentirsi di valore rende fiduciosi di farcela. Nella scuola e nel lavoro, nelle relazioni, nel prendersi cura di sé stessi.
Come superare l’insicurezza
Cosa può aiutare una persona a combattere l’insicurezza?
L’insicurezza è un aspetto del nostro modo di essere e di pensare di noi stessi, che può coinvolgere ognuno di noi in momenti differenti della propria vita. La capacità di far fronte all’insicurezza può variare in base al tipo di insicurezza che sperimentiamo, e dalla profondità dei problemi legati al livello di autostima, al livello di inadeguatezza e alla paura di essere sé stessi.
Bisognerà lavorare su tutti i pensieri negativi e intrusivi che costellano la nostra mente, rivisitandoli, smussandoli, dando loro un altro valore e prospettiva. Cercando di capire quanto oggettivamente sia vero quello che pensiamo su noi stessi, arrivando alla conclusione che non tutto ciò che pensiamo sia la verità assoluta.
È importante imparare a gestire l’emotività esperita. In che modo?
Un passo fondamentale è quello di saper scindere il nostro vissuto e la nostra emotività, da quella dell’altro, arrivando a capire e a comprendere il nucleo di quell’emozione negativa o della sofferenza che proviamo. Un buon lavoro svolto con la psicoterapia potrebbe aiutare a smussare questo aspetto e a sviscerare tutto il nostro vissuto, per una buona comprensione e percezione delle nostre emozioni, con la finalità di attribuire loro un altro significato.
È necessario, inoltre, imparare a tollerare l’ansia che proviamo e che potrebbe condizionare il nostro modo di agire e di rapportarsi all’altro. È importante comprendere che provare ansia non uccide affatto, ma può essere normale in molte situazioni nelle quali ci sentiamo esposti e insicuri. L’evitamento di alcune situazioni ansiogene può alimentare il livello d’ansia vissuta, l’aspettativa di mostrarsi al meglio, la paura di sbagliare, il timore del giudizio degli altri (“e se non fossi bravo a fare quella determinata cosa? E se sbagliassi? Se non fossi adatto per quella situazione? Se non piacessi a quelle persone?), creando un circolo vizioso, una trappola dalla quale non si riesce ad uscire. L’agire e il fare possono abbassare notevolmente livelli d’ansia molto elevati, generando una sensazione di leggerezza e tranquillità, aumentando il nostro senso di autoefficacia.
Esempio. Ho paura di parlare in pubblico e non so come fare ad affrontare la cosa: un modo per far sì che l’ansia non mi sovrasti è quella di cercare delle situazioni dove possa sperimentarmi nel parlare in pubblico come un esame o una conferenza. L’ansia ci sarà e aumenterà, specialmente nelle prime volte, ma dopo una prima volta, la seconda, la terza e la quaranta appariranno meno minacciose o spaventose, acquisendo una maggiore sicurezza di sé.
Un altro aspetto da considerare, per una buona autostima ed una percezione positiva di sé è la presenza di più focus nella nostra vita quotidiana. L’investimento nella sfera relazionale, lavorativa, familiare, nella cura di sé stessi, arricchisce la nostra vita e impedisce un crollo totale, se un aspetto dovesse vacillare o andare male, poiché ce ne sono altri importanti per noi sui quali poter contare.
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