I disturbi del comportamento alimentare (DCA) sono un’insieme di patologie complesse che colpiscono molte persone in tutto il mondo.
Solo in Italia, sono circa 3 milioni le persone che soffrono di un disturbo alimentare e questo numero è aumentato durante la pandemia da Covid-19.
Ciao, sono la dott.ssa Marta Ferrari, psicologa e psicoterapeuta del team di Psicologia Sana e In questo articolo, esploreremo in dettaglio i disturbi del comportamento alimentari (dca), comprese le sue cause, i sintomi associati e le opzioni di trattamento disponibili. Conoscere e capire i DCA è fondamentale per poter fornire il supporto adeguato a coloro che ne soffrono e per promuovere una migliore comprensione e consapevolezza della malattia.
Che cos’è un dca?
I dca o disturbi del comportamento alimentare sono un insieme di patologie complesse caratterizzate da un comportamento alimentare disfunzionale, un’eccessiva preoccupazione per il peso e la forma del corpo e un’alterazione della percezione dell’immagine corporea. Normalmente si ritrovano anche tratti di perfezionismo clinico e bassi livelli di autostima.
I tre principali disturbi del comportamento alimentare sono l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e il binge eating disorder (bed). Nell’anoressia nervosa, le persone riducono drasticamente l’assunzione di cibo eccessivamente, spesso fino a raggiungere un peso pericolosamente basso. Nella bulimia nervosa, invece, le persone hanno episodi ricorrenti di abbuffate seguite da comportamenti compensatori, come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi. Nel Bed le persone hanno episodi di alimentazione incontrollata (abbuffate) ma non ricorrono a comportamenti compensatori.
Anche se può risultare paradossale, i dca sono la miglior soluzione che la persona ha trovato per affrontare un disagio e un dolore emotivo profondo che non sa come altrimenti esprimere e gestire. Spesso le persone soffrono di un dolore emotivo di natura relazionale, ovvero della sensazione di non essere visti, capiti, compresi, accolti, amati. In questo senso i comportamenti alimentari disfunzionali e i pensieri ossessivi diventano una sorta di guida, un modo per vedere soddisfatti i propri bisogni di adeguatezza, valore e amabilità.
Con il progredire della malattia, è come se le persone avessero la sensazione di scollegarsi dalle proprie sensazioni fisiche ed emotive (sparisce il senso di fame cosi come si attenuano le emozioni) e ciò rende più tollerabile la propria esistenza. Inoltre, la fase iniziale della malattia è caratterizzata da quella che i clinici definiscono “luna di miele” in cui la persona sperimenta, a volte per la prima volta, sensazioni positive di efficacia e di riconoscimento sociale. Riuscire a controllare sensazioni umane come la fame, la stanchezza, l’emotività, inebria chi mette in atto questi comportamenti, dando un’illusione di onnipotenza che avvicina alla perfezione e allontana dalla sofferenza. E’ per questo motivo che molto spesso le persone che soffrono di un dca non hanno consapevolezza della gravità dei sintomi che percepiscono come egosintonici e che faticano sempre di più ad abbandonare. Con il passare del tempo però, diventa sempre più difficile sostenere questo modo di vivere e si innescano una serie di circoli viziosi che mantengono attivo il disturbo. In questo modo quindi, quella che sembrava una soluzione al dolore, ne diventa la causa.
Quali sono i sintomi di un dca?
I sintomi di un dca possono variare notevolmente da persona a persona, ma in generale includono una preoccupazione eccessiva per il peso e la forma del corpo, una distorsione dell’immagine corporea, una ridotta assunzione di cibo o episodi ricorrenti di abbuffate, comportamenti di compenso, come il vomito autoindotto o l’uso di lassativi, e una forte influenza della forma del corpo e del peso sull’autostima. Altri possibili sintomi includono affaticamento, irritabilità, problemi di concentrazione, depressione e ansia.
I disturbi alimentari sono caratterizzati da alcuni elementi comuni:
- un’alterazione delle abitudini alimentari: ovvero l’adozione di condotte alimentari che possono compromettere la salute fisica e psicologica di chi le mette in atto. Spesso riguardano le tipologie di alimenti consumati, le quantità, le modalità di assunzione, ecc..
- un’eccessiva preoccupazione rispetto al peso, alla forma del corpo e alla capacità di esercitare il controllo su di essi: chi soffre di un disturbo alimentare passa moltissimo tempo a preoccuparsi del suo peso, di come possano apparire certe parti del corpo (pancia, cosce, braccia) e pensa, spesso ossessivamente, a come poter controllare questi aspetti che gli creano un forte disagio
- spesso è presente una distorsione percettiva della propria immagine corporea: guardandosi allo specchio la persona tende a non avere una visione “realistica” e veritiera delle sue forme e fatica a vedere il corpo nella sua interezza, tende piuttosto a osservarsi come se avesse una lente di ingrandimento in grado di ingrandire e sopravvalutare quelli che percepisce come difetti e che, a quel punto, appaiono ingestibili e pronti ad essere giudicati anche dalle altre persone. Osservandosi riflessa ha vissuti di vergogna, disgusto e colpa.
- soprattutto nelle fasi iniziali la persona non ha consapevolezza della gravità del problema e tende a sottovalutare la gravità del sintomo o quanto la condizioni nella sua quotidianità. I dca sono disturbi egosintonici
- un dca è spesso l’espressione di un disagio più profondo che la persona riesce ad esprimere attraverso il proprio corpo, messaggero di questo dolore e di questo senso di inadeguatezza rispetto alle richieste e alle aspettative del mondo. Un dca è come un complicato tatuaggio, un ideogramma cinese, di cui spesso la persona stessa ignora pienamente il significato.
Perchè ci si ammala di un dca?
Le cause esatte del disturbo DCA non sono ancora del tutto chiare, ma si ritiene che siano il risultato di una combinazione di fattori genetici, ambientali e psicologici. Attualmente quindi, la teoria più accreditata è quella basata su un modello multi-fattoriale. Questo modello spiega l’insorgenza, lo sviluppo e il mantenimento dei dca facendo riferimento a fattori predisponenti, precipitanti e di mantenimento. Questi fattori a loro volta possono essere di natura biologica, psicologica e sociale. Tra i fattori biologici più rilevanti troviamo i cambiamenti ormonali, i problemi metabolici e le anomalie genetiche; i fattori psicologici includono invece problemi con l’immagine corporea, una bassa autostima, ansia e la depressione. Tra i fattori ambientali e sociali riscontriamo spesso lo stress, la pressione sociale ad avere corpi conformi e a perseguire l’ideale di magrezza, così come l’esposizione a social media che promuovono e normalizzano standard irrealistici e irraggiungibili. Non dimentichiamoci poi che ci sono una serie di caratteristiche individuali che potrebbero aumentare la vulnerabilità allo sviluppo di un dca, come il perfezionismo, la rigidità e la difficoltà nel gestire le proprie emozioni.
Come abbiamo visto, i dca sono patologie complesse in cui non esiste un’unica causa capace di determinarli. Per questo motivo, è di fondamentale importanza proporre un percorso di cura individualizzato che tenga conto di tutti i fattori che abbiamo illustrato.
Quali sono i principali Disturbi alimentari?
Il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) distingue 3 principali dca:
- Anoressia Nervosa (AN): è caratterizzata da una preoccupazione eccessiva per il peso e la forma del corpo, che porta la persona a limitare drasticamente l’assunzione di cibo e a perdere peso in modo non salutare e sbilanciato. Chi soffre di anoressia nervosa rifiuta di mantenere il peso al livello minimo “normale” per età e statura e la sua autostima è eccessivamente influenzata dal numero che legge sulla bilancia e dalla capacità di controllare la propria alimentazione, rispettando regole ferree e rigide.
- Bulimia Nervosa (BN): è caratterizzata da episodi ricorrenti di abbuffate e inappropriate condotte di compenso (vomito autoindotto, uso di lassativi, digiuno, esercizio fisico intenso,ecc…) per prevenire l’aumento di peso. Le abbuffate sono episodi durante i quali si mangia una quantità di cibo abbondante, senza distinzione tra dolce o salato e prediligendo cibi molto calorici, in un breve arco di tempo. Durante questi episodi, la persona ha la sensazione di perdere il controllo, di non riuscire a fermarsi, come se fosse un’urgenza, un impulso più forte di lei. Vengono inoltre sperimentati vissuti di vergogna, colpa e disgusto e solitamente si tende a consumare questi cibi di nascosto. Anche le persone affette da bulimia hanno la tendenza a valutare se stesse in base al proprio peso o alla propria forma del corpo, sono terrorizzate dall’idea di aumentare di peso e spesso sono disposte a fare qualunque cosa pur di prevenire l’aumento. Gli episodi di alimentazione incontrollata sono infatti l’effetto dell’adesione a un regime alimentare rigido, intransigente e restrittivo che non è sostenibile nel lungo termine. Si avrà quindi la tendenza a un pensiero “tutto/nulla”, “bianco/nero” per cui o si aderisce perfettamente al regime alimentare, oppure la più piccola trasgressione della regola viene vissuta come un fallimento personale e, a quel punto, si sfocia nell’assenza completa di regole. Il circolo vizioso che vede uno stretto legame tra i periodi di restrizione e le abbuffate è proprio il più complesso da interrompere per poter guarire.
- Binge eating disorder (BED): si manifesta attraverso episodi di abbuffata incontrollata, senza comportamenti compensatori. Nel caso del binge eating (BED) può capitare che le abbuffate non capitino in un periodo di tempo ben circoscritto, a differenza della BN in cui le abbuffate sono “concluse” con il ricorso ai metodi di compenso. E’ possibile quindi che le persone affette da BED siano sovrappeso. Anche nel caso del binge eating, la persona che ne soffre sperimenta vissuti di vergogna, disgusto e colpa rispetto al suo comportamento alimentare e questa valutazione negativa si generalizza poi al valore che si dà come persona.
Cosa NON sono i dca?
Sui disturbi alimentari esistono moltissimi falsi miti e credenze che spesso, purtroppo, non fanno altro che aumentare il senso di vergogna e di colpa di chi ne soffre, allontanandolo dalla possibilità di chiedere aiuto. In altri casi, la disinformazione sui disturbi alimentari porta le persone a sottovalutare il vissuto di dolore che è sempre presente in queste patologie, facendo così sentire chi ne è affetto e chi gli sta vicino sempre più solo e senza speranza.
E’ bene però tenere a mente alcuni concetti chiave su cosa NON sono i disturbi del comportamento alimentare:
- Non sono una scelta: le persone non si ammalano di un disturbo alimentare per scelta o per attirare l’attenzione. I disturbi del comportamento alimentare sono gravi disturbi psicologici e devono essere trattati come tali. Spesso rappresentano l’espressione di un disagio e di un dolore profondo, la persona che ne è affetta comunica attraverso il corpo il suo dolore.
- Non riguardano solo l’aspetto fisico e la magrezza: non esiste un solo tipo di corpo affetto da disturbo alimentare. E’ molto fuorviante infatti pensare che solamente in presenza di sottopeso si possa parlare di un disturbo; il peso è infatti uno degli elementi da considerare ma non è l’unico. In presenza di bulimia nervosa, le persone spesso mantengono il normopeso, anzi è proprio l’enorme fatica che fanno per mantenerlo che rappresenta uno dei principali fattori di mantenimento del disturbo stesso. Molti pazienti soffrono perchè non si sentono capiti, non sentono riconosciuto il loro dolore perchè non abbastanza magri per le persone che li circondano e ancora una volta sentono di non “essere abbastanza bravi” o degni di considerazione nemmeno nella malattia e nel dolore.
- Non hanno una sola causa: è sempre più confermata dalla comunità scientifica internazionale un’eziopatogenesi multifattoriale dei disturbi alimentari. Non esiste infatti un’unica causa in grado di far sviluppare un dca, ma piuttosto intervengono una serie di fattori individuali, predisponenti e precipitanti, di natura biopsicosociale.
- Non sono un capriccio: chi soffre di un dca non sceglie di comportarsi così, il suo comportamento alimentare disfunzionale è causato da pensieri disfunzionali che totalizzano il ragionamento non permettendo l’esame di realtà.
- Non sono da sottovalutare: i dca sono patologie che mettono a rischio la salute delle persone che ne soffrono. Indipendentemente dalla presenza del sottopeso, la malnutrizione, i metodi di compenso, l’esercizio fisico intenso, l’isolamento sociale e molti altri sintomi correlati ai dca possono causare una compromissione significativa della salute psicofisica delle persone. Soprattutto nel caso in cui il disturbo non venga trattato tempestivamente e quindi cronicizzi, gli effetti sulla salute delle persone possono durare per moltissimi anni. E’ bene ricordare che di dca si muore. I dati scientifici a nostra disposizione ci confermano che una migliore prognosi è associata a una diagnosi tempestiva.
- Non riguardano solo le ragazze e le adolescenti: i dca non sono una questione di genere. Se è vero che l’incidenza è maggiore nel sesso femminile, anche molti ragazzi e uomini ne soffrono. Negli ultimi anni assistiamo inoltre a un tragico abbassamento dell’età di insorgenza del disturbo, che mostra i suoi primi segnali già nella preadolescenza.
Come si diagnostica un dca?
La diagnosi di un dca viene effettuata da un professionista sanitario qualificato, come un medico o uno psicologo specializzato nei disturbi del comportamento alimentare. La diagnosi spesso include un’analisi dettagliata della storia clinica del paziente, comprese le abitudini alimentari, i sintomi fisici e psicologici, e un’esplorazione delle preoccupazioni riguardanti il peso e la forma del corpo. Per ottenere queste informazioni, lo psicologo può servirsi di alcuni test per aiutarlo nella diagnosi. Possono essere richiesti anche esami di laboratorio per valutare la salute fisica generale del paziente.
Per poter diagnosticare un dca, qualunque esso sia, il professionista della salute dovrà valutare la durata e la frequenza dei sintomi, secondo criteri ben precisi che gli restituiscano un indice di gravità della patologia.
La comunità scientifica sembra poi suggerire una visione trandiagnostica dei disturbi del comportamento alimentare, ovvero l’idea che i diversi disturbi alimentari siano caratterizzati da uno stesso nucleo psicopatologico, cioè l’eccessiva importanza attribuita al peso, alla forma del corpo e alla capacità di controllarli. Infatti, le persone affette da disturbo alimentare tendono a valutarsi esclusivamente in base a questi aspetti, trascurando altre aree di vita. Da questo nucleo centrale deriverebbero le preoccupazioni e i pensieri ossessivi sul peso, sul corpo e i comportamenti disfunzionali (diete ferree, ricorso continuo alla bilancia, conteggio delle kcal, ecc…) messi in atto dalla persona sarebbero dei tentativi per alleviare l’ansia derivante da queste preoccupazioni. E’ chiaro come questi comportamenti, che nascono come tentativi per alleviare il dolore e il disagio generati da queste eccessive preoccupazioni, finiscono per diventare parte integrante del problema e mantenere il disturbo stesso.
Questa visione spiegherebbe anche il frequente fenomeno della “migrazione” da un disturbo all’altro. Nella pratica clinica infatti non è infrequente incontrare persone che hanno sofferto, ad esempio, di anoressia e poi presentano le caratteristiche della bulimia nervosa.
Come si guarisce da un dca?
Se non adeguatamente trattati, i disturbi alimentari hanno gravi conseguenze sulla salute fisica e mentale di chi ne è affetto, inoltre rischiano di compromettere la vita della persona a 360°, inficiando il suo funzionamento lavorativo, scolastico, relazionale. E’ per questo che richiedono un trattamento specifico e specialistico da parte dei professionisti della salute e un intervento tempestivo
Il trattamento di ogni dca è complesso e richiede un approccio multidisciplinare. Le opzioni di trattamento possono includere la terapia cognitivo-comportamentale, che mira a identificare e modificare i pensieri e i comportamenti disfunzionali, la terapia familiare, che coinvolge i membri della famiglia nel processo di guarigione, e la terapia nutrizionale, che mira a ripristinare un rapporto sano con il cibo. In alcuni casi, possono essere prescritti farmaci per affrontare sintomi specifici, come la depressione o l’ansia.
Frequentemente si propone di avvalersi di una riabilitazione psiconutrizionale che aiuti le persone a tornare a vivere il proprio rapporto con il corpo e con il cibo in modo consapevole e sereno.
Il trattamento dei dca prevede diversi livelli di cura, di intensità crescente. La priorità dei clinici deve essere quella della salvaguardia della salute della persona; è per questo motivo che potrebbe non essere sufficiente un trattamento ambulatoriale, ma potrebbe essere necessario proporre un ricovero in regime di day hospital o residenziale. Il ricovero è un’opzione che spesso spaventa chi soffre di un dca e i suoi familiari, ma si rende necessario in particolari condizioni.
In ogni caso, una parte della psicoterapia per i disturbi alimentari si dedicherà ad aiutare la persona ad accettare le varie opzioni di trattamento che verranno proposte. La relazione terapeutica in questi casi serve proprio per accompagnare i pazienti a prendere consapevolezza della gravità della propria condizione. Ma non solo! Durante i percorsi di psicoterapia, paziente e psicologo lavorano insieme per costruire la motivazione necessaria per affrontare il trattamento e per arrivare alla guarigione. Il percorso di cura di ogni persona deve essere individualizzato e rispettoso di quelle che sono le sue esigenze, i suoi bisogni e i suoi tempi.
Cosa fare se si soffre di un dca?
I disturbi del comportamento alimentare sono patologie complesse che richiedono una comprensione approfondita e una cura adeguata. Capire il disturbo DCA è il primo passo verso la guarigione e il sostegno delle persone che ne soffrono. Spero che questo articolo abbia fornito informazioni preziose e utili, aiutandoti a conoscere e riconoscere i dca.
E’ importante ricordarsi di cercare sempre il sostegno di professionisti qualificati e non aver paura di chiedere aiuto. La rete di cura e trattamento dei dca anche sul territorio nazionale è sempre più sviluppata, le Regioni e il Ministero della Salute lavorano per fornire informazioni dettagliate e scientificamente valide (https://www.salute.gov.it/portale/donna/dettaglioContenutiDonna.jsp?lingua=italiano&id=4470&area=Salute%20donna&menu=patologie).
La guarigione è possibile, non esitare a contattarci.
Dott.ssa Marta Ferrari
Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare le stesse cose.
Le vostre testimonianze
A distanza di quasi un anno dalla fine del mio percorso, guidato dalla Dott.ssa Ferrari, non posso che ringraziarmi per aver deciso di affrontare le mie difficoltà e aver caricato il mio bagaglio di conoscenze su me stessa per affrontarle usando: nuovi punti di vista, strumenti, risorse che prima non avevo. Son grata per aver incontrato la Dott.ssa Ferrari, con la quale mi son sentita da subito a mio agio, è stata un porto sicuro, una bussola, mi ha aiutata a dipanare i pensieri, ad arrivare ai noccioli che muovevano i miei meccanismi di difesa e che mi inducevano a ripetere sempre gli stessi circuiti per non sentire le mie emozioni. Il beneficio impagabile di questo percorso è stato, per me, il raggiungimento dell'indipendenza. È come se avessi introiettato la Dott.ssa Ferrari: quando mi trovo in difficoltà mi faccio, in modo automatico, le domande che mi faceva lei e sono molte più le volte in cui riesco a mettere in atto soluzioni alternative per rispondere alle mie emozioni. E tutte le volte in cui, invece, per mille motivi, tendo a rispondere attraverso i miei vecchi meccanismi di difesa, non mi scoraggio, lo accetto e cerco di rimanere consapevole. Al termine del percorso sono stata curiosa di vedere come me la sarei cavata da sola e, allo stesso tempo rincuorata dal sapere che la porta della Dott.ssa Ferrari sarebbe stata sempre aperta. Sicuramente la varcherò ancora se mi troverò ad averne bisogno....[Leggi tutto]
Eccoci qua, ho temporeggiato un po’, ma credo che spendere due parole per la dott.ssa Marta Ferrari sia doveroso oltre che un piacere. Ho deciso di farmi aiutare in un momento piuttosto caotico della mia vita, dove c’era bisogno di far ordine e di essere soprattutto molto più gentili verso se stessi. La dott.ssa e’ stata accogliente e comprensiva suggerendomi le metodologie più adatte per stare meglio, mi ha accompagnato in un percorso fatto di molti ostacoli e dubbi lasciandomi la possibilità di scegliere quando e quanto chiedere aiuto. Alle volte ho pensato di parlar con un’amica da quanto mi mettesse a mio agio. Senza ombra di dubbio dedicarmi questo percorso è stato uno dei migliori regali potessi farmi e che consiglio a chi ha bisogno di ritrovarsi e volersi bene....[Leggi tutto]
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