I conflitti
Il conflitto è un elemento costitutivo della vita di ogni individuo. Nasce dalla gestione delle differenze individuali, e da queste non può che scaturire un certo livello di conflittualità.
L’ambito familiare è sicuramente uno dei contesti in cui i conflitti si manifestano con maggiore frequenza e intensità. Questo avviene perché all’interno della famiglia sperimentiamo i legami di vicinanza più forti, e la ricchezza degli scambi emotivi tra i componenti sono il motivo per cui i maggiori conflitti avvengono solitamente con i nostri genitori, fratelli e compagni.
È nel contesto familiare che il bambino impara come costruire le relazioni e i legami significativi, confrontandosi con modelli differenti che derivano dalla relazione con i due genitori. E’ in famiglia che si impara a gestire il conflitto e le differenze, e a stare in relazione con gli altri. Diventa allora significativo per la crescita il clima che si vive e si respira in casa, sia tra la coppia dei genitori sia nella relazione genitore-figlio.
Nel ciclo di vita della famiglia uno dei momenti in cui i conflitti solitamente aumentano e spingono a chiedere l’aiuto di un professionista è rappresentato dall’entrata di un figlio nell’adolescenza. È questo un periodo delicato, di grandi cambiamenti per l’intero sistema familiare, che mette a dura prova le sue capacità adattive e di cambiamento: i genitori si devono rapportare con un figlio che sta crescendo e che non vuole più essere trattato e controllato come un bambino, l’adolescente è alla ricerca della propria identità, di un proprio spazio e spesso il conflitto diventa inevitabile per svolgere alcuni passaggi evolutivi e per permettere una riorganizzazione delle relazioni familiari.
Ma allora il conflitto è sempre negativo?
La riposta è no! Possiamo dire che litigare è “normale”, nel conflitto non c’è solo scontro ma c’è anche vicinanza, incontro e confronto, ma così come in ogni cosa anche nel litigio è necessario che i protagonisti sappiano porsi dei limiti e come per ogni genere di conflitto, anche nell’ambito familiare occorre evitare che diventi pervasivo, che diventi l’unica modalità di entrare in relazione con l’altro e di comunicare, facendo sentire le persone sole, incomprese fino a mettere in discussione l’amore e l’affetto che sta alla base del legame.
Un esempio di conflittualità familiare che può svolgere una funzione positiva è certamente rappresentato dal conflitto intergenerazionale. Solitamente la generazione più giovane è portatrice di novità, di cambiamento, di rinnovamento, mentre la generazione più anziana rappresenta l’esigenza di salvaguardare le tradizioni e di conservare la continuità con il proprio passato. Proprio da questo confronto, ciascuna famiglia trova la propria dimensione evolutiva, con tempi e modalità proprie.
Un’organizzazione eccessivamente statica, in cui si cerca di evitare in ogni modo il conflitto, annullando le differenze individuali, non rappresenta un contesto familiare desiderabile. Sono proprio le situazioni in cui i conflitti vengono in ogni modo soffocati, ignorati e non gestiti che possono con il tempo diventare problematiche. La famiglia è un sistema sociale in costante trasformazione, le cui esigenze adattive mutano nel corso del tempo secondo le diverse fasi del ciclo di vita di ciascuno, per assicurare continuità e crescita ai suoi membri. Un certo grado di conflittualità familiare è non solo inevitabile, ma può anche essere utile all’evoluzione degli individui che ne sono coinvolti.
È allora importante porre l’attenzione non tanto al conflitto in sé quanto alla modalità di risoluzione che viene adottata, perché la capacità di rendere costruttive le esperienze di conflitto e la conseguente capacità di riorganizzare le regole di relazione sono tra i fattori principali che determinano il successo o meno dei processi di sviluppo.
Il conflitto rappresenta, dunque, un’esperienza che fa parte dei rapporti interpersonali, che può permettere a ciascun membro della famiglia di esprimere le proprie idee, di stabilire i propri confini, di differenziarsi e delineare in questo modo la propria identità. Proprio per questo non ci si deve muovere nella direzione di una sua eliminazione, non dev’essere soffocato, non bisogna cercare di “curarlo” cosicché scompaia, e quando si inizia un percorso di terapia è importante avere questa consapevolezza: non si lavora per eliminare il conflitto. Le relazioni sono sempre complesse e sfaccettate, evitando una sana conflittualità si corre il rischio di non mettersi davvero in discussione e in relazione con l’altro, si perde la possibilità di esprimere ciò che si pensa e si prova e di ascoltare l’altro.
Le motivazioni e le forze che muovono e scatenano i litigi familiari non sono sempre semplici da individuare, questo perché solitamente intervengono fattori inconsci e motivazioni che vanno al di là dello specifico conflitto. Nel momento in cui si diventa genitori è bene tener presente che tutto ciò che non è stato risolto e elaborato relativamente alla propria storia familiare, nel rapporto con i propri genitori e quindi nella propria esperienza di figli, influenzerà in una qualche maniera la propria modalità di essere genitori. Per questo, davanti ai conflitti e alle difficoltà che si possono presentare in famiglia, può rivelarsi molto utile una terapia familiare, all’interno della quale si potrà comprendere il significato delle difficoltà attuali con uno sguardo rivolto verso l’alto, verso ciò che è stato vissuto nella propria storia, all’interno della propria famiglia di origine.La terapia permette, con la guida e il supporto di un professionista, in uno spazio neutro e protetto, di porre attenzione a quegli aspetti che entrano in gioco nella relazione e che possono portare a difficoltà di comunicazione per cui spesso si rinuncia a dire per paura di essere attaccati o perché, dopo tanti litigi, si pensa che l’altro non capirebbe. La terapia permette di aprire delle possibilità, di cominciare a parlare di sé in prima persona, ma anche di provare a vedere le cose dal punto di vista dell’altro e di dare spazio a tutte quelle emozioni dolorose, di rabbia e di sofferenza che se presenti, condizionano l’intera famiglia. Non eliminazione o rimozione del conflitto ma elaborazione e maturazione, perché, se risolto e positivo, il conflitto si configura come funzionale alla crescita dell’individuo e delle relazioni.
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