La pandemia, tra i numerosi risvolti, ha determinato per alcune persone, la perdita del lavoro e della propria attività commerciale, portando con sé pesanti danni economici e psicologici. Alcune famiglie si sono trovate con l’acqua alla gola, dovendo portare avanti affitti, spese scolastiche, bollette etc.
Tutto questo, che ripercussione ha su una persona già provata dall’evento pandemico?
Ci si sente stanchi, demotivati, a volte si perdono di vista gli obiettivi per i quali si è sempre lottato, le motivazioni interne che spingono a perseverare, il proprio senso di unicità e utilità. Ci si può sentire affranti e feriti, portando il peso delle emozioni che ne derivano, senza trovare uno spiraglio di luce… la luce in fondo al tunnel. Le forze possono venir meno, e talvolta, ci si rinchiude nel proprio guscio, invece di cercare il confronto con gli altri, anche con le persone amate.
In alcuni casi, i rapporti con il coniuge e con i figli più grandi diventano tesi, mentre nei casi con i figli più piccoli ci può essere un allontanamento e una generale apatia nei rapporti. Ogni occasione può diventare un momento di scontro con il partner, con i figli più piccoli invece, vengono meno i momenti affettuosi della quotidianità e di condivisione. Entrambe queste situazioni possono peggiorare e avere delle conseguenze significative sulla salute dell’individuo.
La depressione di Claudia
Adesso vi parlo del caso di Claudia, una giovane donna di 37 anni, che ha perso il lavoro di una vita.
Claudia fin dall’età di 18 anni lavora in uno dei bar storici del centro di Padova, insieme al titolare, suo padre. È sempre stata appassionata del suo lavoro, e ama relazionarsi con i propri clienti. È sempre stata una donna energica e solare, dedita al lavoro e alla famiglia. È sposata con un giovane dirigente delle poste italiane, con il quale ha avuto due figli: una bambina di 6 anni e un bambino di 1 anno. Nonostante il notevole impegno, Claudia riesce a destreggiarsi al meglio tra il bar e la casa. Tuttavia, con l’avvento della Pandemia, la situazione cambia drasticamente. Le attività legate alla ristorazione vengono chiuse, e possono lavorare unicamente tramite asporto. Il locale di Claudia è un bar caffetteria da colazioni, e Claudia non riesce a convertirsi all’asporto, chiudendo momentaneamente l’attività. All’inizio Claudia utilizza il nuovo tempo libero per passare più tempo con i propri figli. Dopo le prime due settimane, tuttavia, inizia a sentire il peso dell’incertezza economica. Lo stipendio del marito basta giusto ad arrivare a fine mese. Claudia inizia a sentirsi sempre più preoccupata e arrabbiata verso il governo che non sembra trovare soluzioni per quelli nella sua situazione. Si chiede come sia possibile che siano stati abbandonati in quel modo. Il marito cerca di rassicurarla, ma lei rifiuta ogni suo tentativo e il rapporto tra loro inizia a diventare teso. Con il passare del tempo la situazione peggiora ulteriormente. Claudia diventa sempre più apatica e irritabile. Smette di prendersi cura della casa, e sente sempre meno voglia di giocare e passare il tempo con i suoi figli, che patiscono la situazione. La bimba, in particolare, chiede al papà se la mamma non le voglia più bene. Questo particolare episodio spinge il marito a suggerire a Claudia di rivolgersi ad uno specialista, dicendole che avrebbe bisogno di parlare con qualcuno. Claudia reagisce molto male, opponendo un rifiuto totale e chiudendosi maggiormente in sé stessa. A due mesi dell’inizio della Pandemia, la situazione familiare precipita a tal punto, da costringere il marito a darle un “ultimatum”: o Claudia sarà disposta a sostenere un colloquio con uno psicologo, o il marito si prenderà una pausa dalla relazione portando con sé i figli e trasferendosi dalla madre. La situazione di Claudia è posta di fronte ad un bivio e Claudia sente di non voler perdere il rapporto con i suoi figli. Di colpo riesce di nuovo a dar valore al suo essere madre. Decide, quindi, di rivolgersi a me, pur rimanendo molto scettica.
La psicoterapia può aiutare chi è depresso per la perdita del lavoro
Quando Claudia si è presentata per la prima volta al colloquio, era completamente chiusa in sé stessa, e faticava molto a parlare del proprio vissuto interno. Le ho fatto subito capire che ero lì per lei e che non l’avrei mai giudicata, e mi sono messa in una posizione tale da ascoltare empaticamente tutto quello che aveva da dire. Claudia sta vivendo un momento nel quale si sente inadeguata sia dal punto di vista lavorativo, sia da quello materno; si sente un peso per il marito, ma al contempo, non riesce ad esprimere la sua gratitudine per il lavoro del compagno. È importante, in questi casi, riuscire a sintonizzarsi con la sofferenza e i vissuti di Claudia, farle sentire la vicinanza emotiva, facendola sentire compresa, ascoltata. In questo modo, Claudia gradualmente inizierà ad aprirsi e a sviscerare tutti i suoi vissuti, alleggerendo il peso che porta. Non sarà un percorso semplice per lei, ma rappresenta un punto di partenza, un nuovo punto di inizio.
Ovviamente, Claudia, nonostante non abbia scelto spontaneamente di rivolgersi ad un professionista, è stata mossa da una profonda motivazione arrivata quasi al limite: l’amore per i propri figli.
Non tutte le persone che vivono situazioni di questo tipo, di profonda incertezza e sofferenza, trovano le forze e la motivazione per rivolgersi ad un professionista. Anzi, alcune volte si fa fatica ad uscire dal guscio, dal proprio vortice emotivo. È fondamentale in questo caso, che i familiari, e le persone più vicine, possano mediare questo passaggio. È importante far sentire la vicinanza e fornire un ascolto attento ed empatico alle sofferenze che esprimono queste persone. In alcuni casi, fornire una lettura diversa della situazione, più ottimistica, potrebbe aiutare, in altri casi potrebbe essere controproducente, allontanando sempre di più la persona. Bisogna prima stabilire un canale comunicativo, allineandosi sullo stesso livello di empatia e comprensione, per poi guidare la persona pian piano, lungo il tunnel dove è rimasta intrappolata. Il buio opprimente e assordante, si rischiarerà, trasformandosi in un fascio di luce.
Avere tanti focus è importante!
Un buon modo per “prevenire” un episodio depressivo è avere tanti focus e ambiti nella propria vita dove possiamo investire: le passioni aiutano a non focalizzarsi solo su un determinato ambito, come può essere quello lavorativo. Coltivate tanti hobbies, investite su voi stessi e non perdete di vista le cose per voi più importanti: la famiglia, le relazioni, le amicizie, i propri hobbies, interessi, il lavoro. Se si investe troppo in un solo ambito, appena qualcosa va storto, si crolla e si perdono i propri punti di riferimento e obiettivi. Paradossalmente, l’evento della Pandemia ci ha messo di fronte a questo aspetto. Passare tantissimo tempo a casa ci ha messo di fronte e in puro collegamento con noi stessi. Talvolta, risulta difficile mettere noi stessi per primi, ascoltando i nostri veri bisogni e dando spazio, magari, ad una parte nascosta e non ancora espressa. Può essere stimolante dare ascolto a questa parte, esprimendo un potenziale inespresso, sintonizzandosi di più con i nostri lati emotivi più profondi: (scrivere ciò che sentiamo, la lettura di un buon libro, ascoltare la nostra melodia del cuore, guardare un film che ci emoziona etc.)
Possiamo essere ciò che desideriamo, quando lo vogliamo veramente.
Se sei affranto per la perdita del lavoro e pensi di non riuscire a trovare una via di uscita, non esitare a contattarci per avere subito supporto.
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