“Non sono capace di fare niente, per anni ho aspettato e sognato questo momento e ora vorrei solo sparire, forse sarebbe meglio per tutti”.
L’esperienza di Valeria
Quando Valeria si presenta in studio ha partorito da circa tre mesi, è pallida, molto magra, ha i capelli raccolti in una lunga coda e una tuta larga con una macchia di caffè sulla manica. La sua voce è bassa, rotta continuamente dal pianto. Le lacrime bagnano il suo viso sofferente e stanco. Ha 38 anni, con fatica dopo due anni di tentativi e delusioni, rimane incinta con grande gioia da parte di tutti. La gravidanza non è semplice, Valeria è costretta a passare lunghi periodi a riposo e vive nove mesi di ansia nella paura che qualcosa possa andare storto. Il marito Michele le sta vicino supportandola sempre, ed è proprio lui il primo a rendersi conto che qualcosa non va, che non si tratta di una semplice tristezza e mancanza di energia sperimentata dalla maggior parte delle donne nei giorni successivi al parto, ma di qualcosa di più grande.
Il periodo della gravidanza e il post partum sono periodi caratterizzati da grandi cambiamenti, sia esterni che interni, che richiedono una riorganizzazione della vita familiare, nuovi ritmi, nuove responsabilità e nuovi ruoli nella società. È un momento in cui la donna è molto vulnerabile e può essere caratterizzato da un forte stress.
La maggior parte delle donne nei giorni immediatamente successivi al parto vive quello che viene definito “baby blues”, ovvero un periodo caratterizzato da calo dell’umore, instabilità emotiva, crisi di pianto, cambio repentino di umore, irritabilità e difficoltà nel sonno. Questi sintomi fisiologici dovuti al calo ormonale generalmente durano qualche giorno.
Se invece i sintomi persistono e diventano più intensi, potremmo essere di fronte a una depressione post partum. Come possiamo riconoscerla?
Come riconoscere la depressione post parto
Alcuni tra i sintomi che caratterizzano la depressione post parto sono:
- umore depresso caratterizzato da tristezza e sconforto per la maggior parte della giornata;
- perdita di piacere e di interesse nelle attività abituali anche se piacevoli e stimolanti;
- variazioni dell’appetito con conseguente perdita o aumento di peso;
- oscillazioni dell’umore e crisi di pianto;
- perdita di energia e conseguente sensazione di non essere in grado di prendersi cura del bambino;
- alterazione del sonno con difficoltà nell’addormentamento e sonni agitati o al contrario aumento del bisogno di dormire;
- desiderio di isolarsi da tutti, anche da familiari e bambino;
- sentimenti di colpa e di inutilità, calo dell’autostima, impotenza;
- diminuzione della concentrazione;
- pensieri ricorrenti di morte;
- ansia e agitazione o rallentamento psicomotorio;
- perdita del desiderio sessuale.
I sintomi possono persistere, variando d’intensità, anche per lunghi periodi, impedendo un buon livello di benessere psicofisico e l’esecuzione delle attività abituali e avendo quindi conseguenze non solo sulla madre, ma anche sul figlio e sull’intero nucleo familiare.
“Guardo mio figlio e non capisco di cosa ha bisogno, spero solo che non pianga per non andare nel panico…piange lui e piango anch’io, non so cosa fare, vorrei chiudermi in camera e stare sola…perché non sono una madre normale? mi vergogno così tanto”.
Cosa si può fare quando si riconoscono i segnali della depressione post partum?
Molte donne che soffrono di depressione post partum non riescono a chiedere aiuto autonomamente e spontaneamente: temono di essere giudicate, si sentono delle cattive madri, inadeguate e sviluppano sensi di colpa molto forti verso il neonato. Questo porta a provare un sentimento di vergogna che inibisce la condivisione del proprio disagio e dei propri sentimenti. È allora molto importante che le persone più vicine alla donna, come il partner, gli amici e i familiari, intervengano tempestivamente non appena colgono i primi segnali, facendo sentire la madre accolta e non giudicata e chiedendo aiuto a dei professionisti (medico di base, ostetrica, pediatra, psicologo).
Nel caso di Valeria è il marito ad attivarsi per primo, rivolgendosi al medico di base e accompagnando Valeria per una visita. Riconoscendo i sintomi di una depressione post partum il medico consiglia un percorso psicologico che Valeria comincia con incertezza e timore, spinta soprattutto dalla grande preoccupazione del marito e delle rispettive famiglie.
Le prime sedute con Valeria sono fatte di poche parole, di molti silenzi, di lacrime e frustrazione. L’obiettivo è creare con lei una relazione di fiducia, farle sentire che si trova in un luogo sicuro in cui viene accolta e supportata, in cui vengono rispettati i suoi tempi e in cui può sentirsi libera di esprimere le sue emozioni e i suoi pensieri senza essere giudicata.
Chi soffre di depressione post partum ha bisogno di ritrovare la fiducia nelle proprie capacità di madre, di essere accolta, sostenuta sempre, ascoltata e liberata dal senso di colpa e di vergogna che la accompagna costantemente. Ha bisogno di recuperare la propria autostima e l’immagine di sé come donna e come madre per ricostruire la relazione con il proprio bambino.
Durante la psicoterapia è importante sostenere la donna nel suo nuovo ruolo di madre, aiutarla a trovare un equilibrio personale, di coppia e familiare. Ma anche normalizzare pensieri e vissuti considerati “non normali”, perché la maternità è complessa e porta con sé sentimenti ambivalenti, non si nasce madri ed è quindi normale sbagliare, essere in difficoltà, sentirsi inadeguate e non comprendere immediatamente le necessità del neonato.
Spesso la realtà e il bambino non corrispondono a quell’immagine ideale che la donna per mesi aveva immaginato e per questo un po’ di frustrazione iniziale è normale. È importante non avere fretta e adattarsi gradualmente ai nuovi ritmi e alle esigenze proprie e del neonato.
Per la neo mamma può essere molto utile confrontarsi con donne che hanno già attraversato e superato questo periodo difficile e partecipare a una psicoterapia di gruppo per condividere le difficoltà sentendosi meno sola e sbagliata.
Che cosa può fare chi sta vicino alla persona che soffre di depressione post partum?
Michele, il marito di Valeria, fin da subito si è mostrato molto collaborativo e partecipe, impegnandosi per aiutare la moglie nel suo percorso di cura. Grazie alla possibilità di lavorare in smart working ha potuto essere più presente in casa, occupandosi delle faccende domestiche e sostituendosi spesso a Valeria nella cura del bambino, permettendole di avere dei momenti da dedicare a se stessa anche fuori casa, con le amiche più care. Anche la madre di Valeria è stata molto presente, occupandosi dei pasti e dando una mano in casa quando le veniva richiesto.
Le donne che soffrono di depressione post partum oltre ad un supporto morale, una vicinanza emotiva e una grande comprensione, hanno bisogno di essere aiutate dai familiari anche in modo pratico, non sentendosi in dovere di sbrigare le faccende domestiche, seguendo un alimentazione sana e equilibrata, potendo avere dei momenti di riposo che evitano uno stress eccessivo.
È fondamentale comprendere ed accettare i sentimenti di negatività provati dalla neo-mamma, senza per questo colpevolizzarla, darle un appoggio pratico ed emotivo, condividere i sentimenti, le emozioni, le preoccupazioni e i dubbi che la accompagnano.
Il percorso di Valeria è stato lungo e faticoso, c’è voluto del tempo per ritrovare il sorriso, per vivere con spontaneità e libertà il rapporto con il figlio. Il supporto del marito e della famiglia sono stati fondamentali, facendola sentire amata e accudita, assicurandole una presenza e un sostegno costanti le hanno permesso di prendersi i suoi spazi e di costruire gradualmente la relazione con il figlio, conoscendosi giorno dopo giorno, accettando i propri limiti e acquisendo sicurezza nelle proprie capacità di madre.
Se anche tu stai attraversando un momento difficile, se ti riconosci in Valeria o hai un familiare/amico che ha bisogno di aiuto, ti invitiamo a contattarci per una consulenza.