“Compro dunque sono”
Hai avuto una giornata storta e hai pensato di fare shopping per tirarti su il morale? Dopo una delusione ti è capitato di consolarti con qualche spesa? Una volta tornato a casa ti sei pentito del folle acquisto che probabilmente non userai mai? Nulla di preoccupante!
Ognuno di noi almeno una volta nella vita ha praticato la shopping terapia.
Lo shopping è un’esperienza comune e può capitare, di tanto in tanto, che una persona faccia acquisti avventati o irresponsabili in concomitanza con periodi di particolare stress. Tuttavia, quando lo shopping diventa cronico, con gravi conseguenze personali, relazionali e sociali e si diventa incapaci di resistere all’impulso, si forma una vera e propria dipendenza comportamentale.
E tu, pensi allo shopping di continuo? Compri per cambiare il tuo umore? Compri così tanto che lo shopping interferisce con le tue incombenze quotidiane (per esempio scuola o lavoro)?
Senti che devi comprare di più e sempre di più per ottenere la stessa soddisfazione provata in precedenza? Hai deciso più volte di comprare meno, ma non ci sei riuscito/a? Ti senti male se per un qualche motivo non puoi fare shopping?
In questo caso ci troviamo di fronte ad un disturbo: lo shopping compulsivo che colpisce sempre più uomini e donne soprattutto da quando sono arrivati i grandi e-commerce, come Amazon, che rendono possibile in tempo zero gli acquisti senza richiedere un immediato esborso di denaro.
C’è chi colleziona in particolare alcuni oggetti, chi non fa distinzione, chi compra solo se il prodotto ha un prezzo vantaggioso e chi predilige acquistare in rete.
Ti racconto di Teresa
Una mia paziente, Teresa di 39 anni, si presenta al primo colloquio come una donna di bell’aspetto e molto curata nell’abbigliamento, è evidente l’attenzione posta sui dettagli e sulla scelta degli accessori.
Teresa è un’impiegata e da circa un anno sta dilapidando il suo stipendio e i suoi risparmi a causa della compulsione all’acquisto di abbigliamento, scarpe, gioielli; qualsiasi cosa rappresenti un’offerta imperdibile.
“Ogni volta che entro in un negozio o in un centro commerciale avverto una sorta di scarica lungo la schiena, delle farfalle nello stomaco; provare i vari vestiti mi provoca eccitazione, adrenalina e ad un certo punto perdo il controllo. E poi che dire, quando arriva il momento di strisciare la carta mi sento sollevata e felice”.
Nella fase antecedente all’acquisto e nell’atto dell’acquistare, chi effettua acquisti compulsivi sperimenta:
- craving: il desiderio irrefrenabile di acquistare un articolo (talvolta avvertito come una sorta di “farfalle nello stomaco”), spesso accompagnato da una ricerca compulsiva dell’oggetto di cui si sente il forte bisogno.
- stati emotivi come sollievo, gratificazione, miglioramento dell’umore e dell’autostima al momento dell’acquisto.
- perdita di controllo: i tentativi di opporsi a tale comportamento incontrollabile vengono descritti spesso come fallimentari.
La stessa Teresa racconta: “quando mi prende la voglia di comprare non c’è nulla che io possa fare, posso resistere per qualche minuto ma poi inevitabilmente cedo. Mi sento come in trance”.
L’esperienza compulsiva si accompagna a vissuti personali variabili: alcuni shopper si sentono nervosi, altri irrequieti, altri ancora genericamente strani o “disconnessi”.
La perdita di controllo derivante dalla spinta a comprare più di quanto sia necessario o ci si possa permettere è seguita da depressione, disillusione ed emozioni negative come vergogna e senso di colpa, per questo si possono mettere in atto comportamenti specifici come nascondere l’acquisto o ignorarlo.
Teresa descrive come lo stato di benessere seguente all’acquisto sia transitorio e di breve durata: “non appena arrivo a casa e svuoto le borse vengo invasa da un profondo senso di colpa, di inutilità e vergogna. Come ho fatto a non fermarmi? Come giustificherò a mio marito l’ennesima spesa inutile? Che scusa inventerò per non aver portato a casa la spesa? Quando mi sento spaventata e depressa l’unico pensiero ricorrente è quello di comprare, solo l’acquisto potrebbe farmi sentire meglio!”.
Se ti riconosci del tutto o in parte nella storia di Teresa, saprai quanto è difficile resistere all’impulso dello shopping soprattutto quando si è arrabbiati, spaventati, depressi o annoiati: l’atto del comprare ti si presenta come fuga dalla realtà problematica che vivono in quel momento.
L’acquisto diventa una risposta ad eventi o sentimenti dolorosi, ma le ricompense sono di breve durata mentre le conseguenze si riscontrano a lungo termine. Una volta che il comportamento ha preso piede l’individuo potrebbe avere grandi difficoltà a controllarlo, pur riconoscendone gli effetti dannosi; si instaura così un circolo vizioso che si autoalimenta.
Teresa decise di rivolgersi a me perché gran parte della giornata lavorativa la trascorreva sfogliando le pagine di Zalando al pc piuttosto che portare avanti le sue mansioni ed è già stata richiamata dal suo capo perché non aveva rispettato le scadenze; inoltre aveva speso tutti i suoi risparmi e ha ridotto a zero il conto corrente del marito. Si sente depressa e impotente e finalmente consapevole di non poter uscirne da sola.
“Sono disperata, mio marito minaccia seriamente di terminare la relazione perché gli prosciugo ripetutamente il conto, non possiamo andare a cena con gli amici perché non abbiamo soldi e sono due anni che saltiamo le vacanze, quest’anno non abbiamo potuto fare nemmeno i regali di Natale ai nostri cari”.
Lo shopping compulsivo, infatti, causa importanti conseguenze sul piano:
- economico: bancarotta, tracollo finanziario, indebitamento.
Gli shopper compulsivi hanno un rapporto distorto con il denaro: non riescono a farne a meno e nemmeno a valutarlo in modo corretto. La modalità di pagamento preferita è in assoluto la carta di credito o il bancomat, dato che permettono transazioni monetarie rapide ed invisibili: “se non vedo non spendo”, diversamente da quanto invece accade con il denaro contante.
- lavorativo: diminuzione delle performance o licenziamento.
- sociale e relazionale: frequenti discussioni con la famiglia, separazione o divorzio, difficoltà nelle relazioni con gli altri a causa del minor tempo a disposizione per gli hobby, la famiglia, gli amici fino all’isolamento sociale.
psicologico: stress, insonnia, depressione, ansia, pensieri suicidari.
Cosa fare?
È necessario distinguere gli individui il cui comportamento è estremo, cronico e porta a conseguenze fallimentari che necessitano di interventi terapeutici, dagli individui che nel corso della vita attraversano periodi nei quali inconsapevolmente usano lo shopping per cercare sollievo da conflitti, solitudine o sentimenti di rabbia inespressa.
Molto spesso però lo shopping compulsivo è il sintomo di un disagio più profondo.
Dal momento che molti pazienti riferiscono di comprare quando avvertono sentimenti negativi, è utile lavorare su questi vissuti emotivi, sulle loro cause, sui contesti nei quali essi si verificano e sul significato che questo sintomo ha per il paziente piuttosto che lavorare unicamente sulla necessità di comprare avvertita dal paziente.
Questo perché siamo immersi in una cultura dei consumi dove il possesso diviene una fonte di felicità e uno strumento per costruirsi un’identità sociale gradita: spesso quello che si possiede diviene un mezzo per comunicare chi si è o chi si vorrebbe essere.
All’inizio è fondamentale essere empatici e mostrare attenzione e ascolto in prima battuta verso il sintomo: le motivazioni, l’esperienza emotiva durante l’acquisto; come psicologa posso aiutarti a comprendere che il sintomo fornisce conforto ed è rassicurante perché rappresenta un modo per regolare affetti ed emozioni e placare l’ansia.
È importante anche affrontare il problema “denaro” per comprendere il rapporto che hai con esso e il significato che gli attribuisci per aumentare la capacità di gestire le spese. Infine, ti posso aiutare a costruire altre forme di gratificazione e nuove strategie di gestione delle situazioni emotive complesse per evitare le ricadute.
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